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Nov 16, 2023

In Vita Dulcis, arte contemporanea e oggetti antichi si scontrano

Bust of Antinous from the Collezione Boncompagni Ludovisi

Sorprende il numero delle mostre che mettono insieme arte contemporanea e oggetti antichi; sorprendente, perché le aree non sono compagni di letto naturali. Qualunque siano le ragioni dichiarate per allestire tali spettacoli, si sospetta che parte del desiderio di fare squadra sia la percezione che i manufatti storici possano offrire alle creazioni contemporanee un certo grado di legittimità, mentre gli artisti forniscono un senso di maggiore rilevanza e tendenza agli storici.

Il rapporto è ineguale. Gli artisti hanno a che fare con la soggettività e hanno una certa carta bianca nel modo in cui "rispondono" al mondo antico. Gli storici sono vincolati dal fatto che il loro materiale è già stato prodotto e ci si aspetta che siano obiettivi nel modo in cui lo presentano. Queste differenze di approccio rappresentano sfide per i curatori, che devono anche accontentare pubblici diversi, ma non ostacoli insormontabili.

DOLCE VITA, PREPARA LA SALA DELLA GUERRA| Francesco Vezzoli, Achille!, 2021, Italian marble bust (19th century), green marble socle, chalk, acrylic paint. Courtesy Francesco Vezzoli, Almine Rech Gallery, Galleria Franco Noero, Apalazzogallery / Group of Achilles and Penthesilea, mid-2nd century AD. Museo Nazionale Romano, Terme di Diocleziano.

Se ben eseguite, tali collaborazioni presentano nuovi modi di guardare i vecchi oggetti e forniscono una maggiore contestualizzazione per idee e concetti moderni. Fatti male, rischiano di essere kitsch e cliché.

'Vita Dulcis: Paura e Desiderio nell'Impero Romano' è una mostra al Palazzo Esposizioni di Roma. I suoi curatori sono l'artista italiano Francesco Vezzoli e l'archeologo Stéphane Verger, direttore del Museo Nazionale Romano, che ospita una delle più grandi collezioni archeologiche della città. Combina una selezione di brani dal repertorio di lavoro di Vezzoli basato sull'impegno con il mondo romano risalente a oltre un decennio fa, con dozzine di sculture e iscrizioni antiche.

La mostra è divisa in otto spazi. Nella sala centrale si trovano sei figure illuminate in bianco e nero. Resi in 2D, i loro corpi sono modellati sulle sculture di epoca classica della dea Venere, moglie dell'imperatore Adriano, e di una Menade, una seguace del dio Dioniso. I loro volti, tuttavia, sono stati sostituiti con i ritratti di moderne star femminili, tra cui Sharon Stone e Anita Ekberg. I titoli di queste opere variano a seconda delle statue antiche utilizzate, ma seguono la formula 'Ritratto di diva come la Venere di Cnido con gli occhi di mia madre', la parte finale si riferisce al fatto che Vezzoli ha sostituito le stelle' occhi per quelli di sua madre. Per quanto inquietante possa sembrare questo dettaglio, l'opera è efficace nel trasmettere un senso del classico glamour hollywoodiano ed è un forte esempio del design espositivo dell'artista Filippo Bisagni e del design delle luci del direttore della fotografia Luca Bigazzi, che danno il tono dello spettacolo.

Satyricon (Portrait of a Priest) by Francesco Vezzoli, 2023

Le sette sale che si irradiano dalla sala sono dedicate a temi diversi, che possono essere classificati come guerra, omoerotismo, donne, morte, carnalità, potere e frammentazione.

La prima sala contiene un busto di Alessandro Magno, il re macedone considerato l'archetipo del sovrano-guerriero nell'antichità, una scultura dell'imperatore Domiziano nelle sembianze di Ercole e un gruppo di statue frammentarie dell'eroe greco Achille e della regina amazzonica Pentesilea, di cui si innamorò al momento di ucciderla. Dietro questi c'è un busto ottocentesco dell'eroe greco Achille a cui Vezzoli ha apportato aggiunte in gesso e acrilico (intitolato Achille). Comune a tutte le stanze è l'accostamento tra la scultura antica e l'opera di Vezzoli.

Ritratto di Antinoo da rock star 2023.

Nella seconda sala è esposto il superbo busto di Antinoo proveniente dalla collezione del Museo Nazionale Romano. Famoso per la sua relazione intima con l'imperatore Adriano (76-138 d.C.), Antinoo annegò nel fiume Nilo e fu poi divinizzato dal suo amante defunto. Posizionato proprio dietro il busto c'è uno dei contributi visivamente più sorprendenti di Vezzoli. "Portrait of Antinous as Rock Star" è un arrangiamento di sei calchi di Antinoo, ciascuno caratterizzato da un fulmine colorato dipinto su un occhio, come David Bowie sfoggiava sulla copertina dell'album del 1973 Alladin Sane.

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